R E S N U D A T E A T R O
DIDATTICA TEATRALE ed EVENTI ARTISTICI
INIZIATIVE ARTISTICHE e PRODUZIONI
work in progress........
FUOCHI di SCENA
rassegna
la letteratura del mistero
tra reading e musica
...in una formula originale e accattivante...
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IL TEATRO SCIENTIFICO
la scienza...
...il teatro
...raccontata attraverso...
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spazio RESNUDA
via Carlo Pisacane 9 Pescara
RIFLESSIONI POSTUME
da Achille Campanile
progetto scenico, interpretazione e regia EZIO BUDINI
Una perfetta miscela tra ironia e amarezza – punto cardine di tutta la produzione letteraria di Achille Campanile – attraverso cui l’autore si misura con il tema della morte, non in chiave diretta e cioè rappresentandola, ma indirettamente, ragionandoci sopra, costruendo una sua piccola filosofia della morte, o meglio del comportamento umano di fronte ad un fenomeno così immenso e allo stesso tempo evanescente. Un testo esorcizzante, dissacrante, ma profondamente romantico. Un intricato e divertente ragionamento sulla morte. Un sorprendente inno alla vita.
Campanile aveva un senso assai profondo della caducità delle cose umane e della morte. Per lui la vita era come “un teatrino, un modesto teatrino di uomini improvvisati, con le quinte di cartapesta e i lumini colorati delle feste, dove da un momento all'altro, in mezzo a tanto affannarsi, senza cattiveria, ma magari soltanto per un banale incidente, il sipario poteva calare per sempre”.
Indiscusso precursore di un genere letterario e teatrale, l’assurdo, che verrà successivamente sviluppato e portato ai massimi livelli da autori come Beckett, Pinter e Ionesco, Achille Campanile ci regala con i suoi scritti sconclusionati, sgangherati, improbabili, paradossali, insensati, irrazionali, assurdi appunto, un piacevole e al contempo amaro divertimento, mentre gioca con l’animo umano descritto attraverso le sue mille sfaccettature grottesche, sentimentali, ridicole, malinconiche. Un genio, a mio parere, nel saper sdrammatizzare anche le situazioni più tragiche o penose, semplicemente sorridendo e facendoci sorridere di fronte alla piccolezza dell’uomo nell’universo.
Quando mi capitò di leggere Il pensiero della morte, diventato poi Riflessioni Postume per il mio spettacolo, pensai subito ad una messa in scena, trattandosi di un testo che, adattato a monologo, mi avrebbe dato la possibilità di affrontare una delle tematiche più amate e temute dai grandi scrittori, la morte, e di farlo alla maniera di Campanile, senza particolari espedienti scenografici o macchinosi, ma semplicemente mediante il potere delle sue disquisizioni agro-dolci, con gli angoletti della bocca all’insù, le zampette di gallina a incorniciare gli occhi e al contempo una lama tagliente a sfiorare le corde dell’animo umano.
“Quasi tutto il grande umorismo ha spesso bisogno del dolore perché scatti la molla della comicità”. Achille Campanile
spazio RESNUDA
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TRACCE DI CERA
da un'idea di Marco Di Battista
pianoforte MARCO DI BATTISTA contrabbasso GIORGIO PELAGATTI chitarra FRANCO FINUCCI
voce recitante EZIO BUDINI
Tracce di cera, la storia del disco nel jazz, disegna il percorso seguito negli anni dal jazz, la musica del novecento, in concomitanza con l'enorme sviluppo tecnologico che ha caratterizzato il secolo scorso. Il jazz ha avuto un rapporto stretto e profondo con le evoluzioni e con il continuo modificarsi dei supporti fono-meccanici: Tracce di cera racconta come gli interpreti si siano adeguati e abbiano sfruttato di volta in volta le novità portate dal progresso nel modo di registrare e ascoltare la musica.
Si parte dai rulli da inserire nei pianoforti meccanici per approdare ai nastri di registrazione, si prosegue con la lunga stagione del disco, dai 78 giri ai V-disc e, poi, ai long-playing. Le musicassette hanno dato la possibilità di portare la musica fuori di casa, nelle automobili e nei walkman. L'epoca moderna, infine, è caratterizzata dalla musica digitale, con il compact disc, gli mp3 e i lettori multimediali.
I diversi supporti hanno segnato, in ciascuna stagione, il modo in cui i musicisti hanno dovuto progettare e pubblicare le proprie creazioni. Ogni supporto, con i suoi limiti di tempo e le sue dinamiche espressive, ha costretto gli interpreti a misurarsi con i problemi legati alla durata dei brani oppure alla resa sonora causata dai microfoni e dalla strumentazione utilizzata.
A partire da questi elementi concreti e pratici, Marco Di Battista rilegge la storia del jazz e dei suoi protagonisti e rivela come anche i limiti imposti da questioni estranee al processo artistico abbiano portato a soluzioni eleganti quanto funzionali da parte dei più grandi jazzisti.
Con Marco Di Battista saranno sul palco Franco Finucci alla chitarra e Giorgio Pelagatti al contrabbasso. Una formazione collaudata, elegante nei suoni: la loro musica esprime la personalità attraverso il rispetto della tradizione e trova sempre nuove prospettive per mettere in luce in modo naturale le tante possibilità a disposizione del racconto. La versatilità e la misura dei tre musicisti li hanno portati a suonare in rassegne importanti e con ospiti di rilievo e, in particolare, di misurarsi con esperienze "narrative", come nel caso della serie di incontri I temi e i tempi del jazz. Il racconto sarà affidato alla voce di Ezio Budini.